Art is the most intense form of individualism that the world has knownIntervista di Alexia Mariah Eaton per MØM Maggio 2014
Il tempo scorre e le ondate degli eventi ti travolgono, poi di nuovo il caso vuole che tu, il giorno esatto in cui ti trovi a Berlino, vedi sui social che in una galleria del Mitte, verrà esposta una sua opera. Esplosioni di colori, linee, segni marcati e colori contrastanti.Un caos emotivo e percettivo nel quale solamente alla fine, osservando tutto quanto nel proprio insieme, ci si rende conto dell’armonia sensoriale a cui si è di fronte. La vita ispira la sua creatività e viceversa. Si notano riscontri stilistici urbani e classici nelle sue opere. Molti lo associano a Basquiat e lui non nega l’influenza dell’importante pittore/writer statunitense, come dice in un’intervista di Luca Pietro Nicoletti “penso che Basquiat sia uno degli artisti piu’ importanti del Novecento. Di sicuro quello più interessante degli ultimi quarant’anni. Io credo che sia inevitabile che le contaminazioni siano presenti nei propri lavori. Il vero artista non deve isolarsi ma unire e rimodellare le varie influenze che lo circondano.” Street art ed astrazione, deformazione e gestualità. Nelle sue opere Riccardo, attraverso le scritte che introduce dona dei feedback all’osservatore al quale è lasciato però la fase finale dell’interpretazione. Di dove sei? Fidenza(PR) ma a 17 anni vivevo già da solo a Milano…Passo il mio tempo tra Parma e Milano… Quando hai iniziato a creare? Da bambino quando avevo 4/5 anni e vedevo mio padre dipingere la Domenica pomeriggio…Ho voluto incominciare e non ho più smesso. Da cosa trai ispirazione? Dalla mia vita. Quali sono le tue idee/visioni quando dipingi? All’inizio ho delle immagini non definite in mente ma ho ben chiaro le combinazioni dei colori che userò nel quadro…Quando incomincio a dipingere invece ho già pensato a come deformare le immagini quindi il lavoro sulla tela è molto rapido. La tua prima esposizione? La mia prima mostra personale è stata allo studio E.S.P a Como. Un quadro a te particolarmente caro? Il primo che ho fatto. Ci sono le impronte dei miei anfibi insieme alle impronte di uno dei miei cani. Cosa cerchi di trasmettere ogni volta che dipingi? Il mio stato d’animo in quel momento. Qual è l’ambiente in cui trovi maggior ispirazione? Tutti i posti in cui sto bene…Nessuno in particolare. Dove/ quando ti senti veramente rilassato e al massimo della tua creatività? Quando sono contento,con persone che mi vogliono bene,ascoltando della buona musica o vedendo un bel film..Queste sono le cose che mi spingono a fare arte. Se dovessi descrivere il tuo lavoro come lo faresti? Direi che i miei quadri sono la rappresentazione molto emotiva della mia personalità. Tecnica utilizzata preferita? Vernice spray,smalto. Hai una musa ispiratrice? No. La mia vita e l’arte in tutte le sue forme mi ispirano… C’è qualcosa che ti “guida” quando crei? L’istinto,l’emotività e la forza espressiva. Come hai fatto ad entrare in questo mondo ( dell’arte, dell’esposizioni)? All’inizio sono entrato in contatto con delle Gallerie di Milano perché alcuni amici di famiglia lavoravano in questo ambiente…Con il tempo ho allargato le mie collaborazioni anche fuori dall’Europa grazie alle persone che ho conosciuto nelle mie varie esperienze artistiche. Che consiglio daresti ad una persona che vorrebbe ma ha paura di esprimersi? Consiglierei di esprimersi sempre…L’arte è un’esigenza…Io non potrei mai vivere senza. Le tue prossime esposizioni? In Maggio espongo a Parigi in una sala del Palais du Louvre,in Giugno a Roma,in Settembre a Londra e in Dicembre allo Spectrum a Miami! http://www.riccardodametti.it
MØM A. Intervista tratta dal catalogo della mostra personale di Riccardo Dametti "Senza Titolo 2010" Conversazione con Riccardo Dametti Luca Pietro Nicoletti Quando hai deciso di fare il pittore? Quando hai capito che volevi fare questo mestiere? Io in realtà non ho mai deciso di fare questo mestiere. Tutto è iniziato e continuato con grande semplicità e naturalezza. Io ho passato quasi tutta la mia vita tra l'arte e la musica che ormai considero quasi come un'unica cosa. Quello che sono oggi non è altro che la normale evoluzione del percorso che ho iniziato quando ero poco piu' che un bambino. Le cose piu' belle nascono sempre con spontaneità.
Come è iniziato il tuo percorso artistico? Molto giovane: avevo 5-6 anni quando incominciai ha guardare i quadri che faceva nel fine settimana mio padre. Mio fratello, che è piu' grande di me di quattro anni suonava e quasi tutti i pomeriggi a casa mia c'erano le prove con gli altri giovani amici musicisti. Quindi è facile capire l'ambiente in cui sono cresciuto. Io ho capito subito che quei due mondi erano molto interessanti e che dovevo conoscerli meglio. Nessuno mi ha mai incoraggiato . Io ho voluto essere sempre libero di fare le mie esperienze,artistiche e non. Allora iniziai quasi subito a disegnare e pochi anni dopo anche a suonare e non ho ancora smesso. Il vero impegno artistico però è arrivato verso i 13-14 anni. Dal quel momento fino ad oggi l'impegno verso l'arte è totale.
Piu' volte la critica, parlando del tuo lavoro, ha chiamato in causa il nome di Basquiat, per una eco generica del pittore americano che nei tuoi dipinti si riscontra. Cosa ne pensi? Come ti rapporti all’opera di questo artista? Pensi abbia influenzato il tuo modo di operare? Io penso che Basquiat sia uno degli artisti piu' importanti del Novecento. Di sicuro quello piu' interessante degli ultimi quarant’anni. Io credo che sia inevitabile che le contaminazioni siano presenti nei prorpi lavori. Il vero artista non deve isolarsi ma unire e rimodellare le varie influenze che lo circondano.
Un’altra etichetta che ti è stata affibiata spesso, ma che in effetti ti va stretta, e quella della Street Art. Non si puo negare che ci sia un legame, una affinità almeno superficiale nel modo di concepire la pittura, ma forse non esaurisce il discorso sul tuo lavoro. Cosa ne pensi? La Street Art insieme all'Informale e all'arte astratta sono la base dei miei lavori. Della Street Art mi interessa la deformazione della figura umana, mentre dell'astratto mi piace la gestualità. In particolare guardo alla combinazione cromatica spesso esplosiva presente nei quadri che appartengono a questi vari stili.
Una volta mi dicesti che, rispetto al graffito urbano, il tuo lavoro si differenziava per una maggiore attenzione al fondo, vuoi spiegare meglio che cosa rende questo aspetto così importante? Come lavora sul fondo Riccardo Dametti? Certi metodi di lavorazione devono rimanere dei segreti... Lo sfondo per me è importantissimo. Per fare un paragone musicale è come se in una canzone ci fosse solo un solista senza alcun accompagnamento di altri strumenti. Bello ma alla lunga la cosa può rivelarsi un limite. Sviluppando in modo principalmente cromatico e gestuale anche lo sfondo si vengono così a creare tante altre possibilità espessive. Il lavoro alla fine sarà sicuramente piu' completo, vario e soprattutto maggiormente espressivo.
Nei lavori piu' recenti, questo fondo affollato di segni, che mi era piaciuto leggere in relazione a un’idea sonora di rumore urbano, ha preso il sopravvento sulla figura, dando vita ad alcuni lavori di matrice piu astratta. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta? Questa è stata una semplice evoluzione del mio lavoro. In futuro credo che la figura sarà sempre piu' secondiaria nei miei quadri. Io sono maggiormente interessato a dei singoli particolari di un volto e alla loro deformazione. La deformazione del volto e la forte gestualità presente nel lavoro rendono il quadro certamente molto piu' incisivo.
Spesso nei tuoi lavori compaiono scritte o caratteri, e la tua stessa firma è arrivata ad assumere un valore visivo nell'economia della composizione: è una scelta puramente visiva, o ha un significato nascosto o latente? Induce a fare questa domanda soprattutto la presenza, in alcune tele, della tua firma scritta specularmente da destra a sinistra, che recentemente è stata letta (ed è una lettura suggestiva) come una spia che ci indica che sulla tela non è rappresentata una figura vera e propria, ma il suo riflesso in uno specchio, con tutte le implicazioni che questo comporta. Da cosa è nata questa idea? Le varie scritte e anche la mia firma sono fondamentali per capire veramente il significato dei miei lavori. Niente è lasciato al caso nei miei quadri. I miei lavori si basano su un disordine ordinato. La spiegazione di certe frasi e parole scritte nel quadro però non deve venire da me. Deve essere l'osservatore ad interpretare come vuole quello che vede. Questo è quello che mi piace dell'arte contemporanea. Credo che sia questa la vera natura di questa forma di espressione artistica.
Quali sono i tuoi punti di riferimento? Se dovessi stilare un canone di artisti che prediligi, o a cui hai guardato maggiormente, o almeno che sono stati piu significativi nel tuo percorso formativo, che nomi faresti? Perchè? Io in realtà guardo molto all'arte classica. Gli artisti che mi interessano maggiormente sono anche I piu' famosi. Leonardo,Michelangelo,Caravaggio e Botticelli. Mi piace vedere come usavano l'anatomia e l'uso delle ombre e della luce nei loro lavori. Mentre nel contemporaneo Picasso, Basquiat, Dalì, Afro Basaldella. In questi quadri m'interessa l'uso del colore, la gestualità nel movimento e la deformazione del soggetto. Mi piace l'anatomia in generale ma in particolare quella del viso credo sia la migliore. Un volto deformato con un linguaggio contemporaneo unito ad un particolare anatomico classico lo trovo davvero epressivo.
Tu lavori soprattutto su tele di grande formato, che in effetti sono quelle piu' adatte ad “assorbire”, a ricevere l’impeto del tuo gesto veloce, rapido. Che cosa ti spinge a predilligere le grandi superifici? E' una esigenza funzionale al movimento e al gesto, o per una questione di impatto visivo? Entrambe le cose. Tornando alla musica è come se ad un musicista chiedessi di suonare per 1 minuto o per 10. Il vero artista suonerebbe per sempre. Facendo cose sempre piu' grandi e impegnative. L'arte è evoluzione e sperimentazione. Io sperimento sempre perchè mi piace molto e perchè così posso vedere I miei sbagli e posso trovare il modo di risolverli cercando di continuo nuove forme espressive. Chi si ferma è perduto. Sempre.
Oltre alla pittura, tu sei fra i pochi artisti giovani che oggi si dedichino assiduamente al disegno, e non solo come momento di studio e di prova, ma anche come esito finito, compiuto e autosufficente, cosa significa per te il disegno? Ti serve come prova per la pittura, o ha una sua vita autonoma? Disegni prima di iniziare a dipingere? Prima di dipingere non disegno. Disegnare per me è un'altro mondo. Io disegno durante il giorno. La notte dipingo. Due mondi opposti. Due modi opposti di vedere l'arte. Il disegno è come il giorno piu' calmo e ordinato. Rientra in certi schemi anche se la sua vera natura esce lo stesso a farsi vedere. Il quadro invece è come la notte. Anarchica molto piu' spontanea ed esplosiva. E' chiaro che a me piace molto di piu' la notte.
Per chiudere, si puo tornare a una domanda sull'origine del tuo lavoro: davanti a una tela bianca, come ti comporti? Come nasce insomma, in termini molto pratici, un tuo dipinto? Spesso parto da una o varie immagini o da insiemi di colori che nascono durante l'ascolto di musica che per me è fondamentale per fare arte. Il mio lavoro quando mi trovo davanti alla tela bianca in realtà è già finito nella mia testa anche nei minimi particolari. Infatti le uniche pause sono quelle obbligate per aspettare che il colore si asciughi. Io sono molto rapido e sicuro nel dipingere. |
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